Il progetto

Il mar Mediterraneo è sempre stato un luogo ad alto grado di connettività: i mercanti fenici navigavano dalle coste levantine fino a quelle nord-africane e iberiche, i coloni greci si insediarono lungo le sponde dell’Italia e della Francia meridionale e i Romani, a loro volta, conquistarono e colonizzarono un territorio che si estendeva fino all’oceano Atlantico. L’isola di Sardegna, la maggiore nel Mediterraneo occidentale, si situa in un importante crocevia all’interno di questo mondo interconnesso. La locale cultura nuragica si è sviluppata in tutta l’isola e gli abitanti autoctoni iniziarono a interagire con mercanti e coloni stranieri, i quali giunsero per scambiare beni e, tra le diverse risorse di Sardegna, avere accesso al sale, all’ossidiana, ai metalli e alle risorse marine e a quelle agricole. Grazie al variegato paesaggio della Sardegna e alla sua posizione centrale all’interno delle reti sociali ed economiche del Mediterraneo, la ricerca archeologica nell’isola può straordinariamente contribuire nello studio delle connessioni, dell’interazione tra l’uomo e l’ambiente e dell’ antico impatto coloniale in ambito urbano e rurale.

A tale scopo il Sinis Archaeological Project si avvale di ricognizioni regionali multiscalari e scavi mirati per indagare i modelli insediativi, l’utilizzo del territorio e le interazioni coloniali nella Sardegna centro-occidentale, un paesaggio assai diversificato sia dal punto di vista ambientale sia da quello culturale.

Le nostre principali domande quindi sono:

  • In che modo furono sfruttati i differenti paesaggi (pianure agricole, montagne, regioni costiere e colline interne) nel corso del I millennio a.C. e oltre? Possono essere riconosciuti i cambiamenti avvenuti nel tempo nelle dinamiche di sfruttamento e insediamento? In quale maniera il paesaggio odierno ha un impatto sui resti archeologici?
  • Quale impatto ha avuto il contatto coloniale fenicio, punico e romano su ciascuno di questi paesaggi? Esistevano grandi differenze nei rapporti coloniali negli ambienti urbani e rurali o in territori con differenti risorse (agricolo, montuoso)?
  • In che modo i centri indigeni nuragici erano percepiti e utilizzati dai colonizzatori esterni? Quali importazioni o quali influenze esterne possono essere identificate in questi siti? Invece, quale cultura materiale evidenzia una continuità con le tradizioni locali? E quale influenza indigena può essere osservata nei centri di fondazione coloniale?

Rispondere a queste domande della ricerca ci può aiutare sin da subito a comprendere meglio la vita in Sardegna durante il passato, in particolare nel periodo compreso tra il I millennio a.C. e l’epoca tardo-antica Fino ad oggi questi temi sono stati generalmente affrontati attraverso lo scavo di siti urbani e indigeni, costieri e interni. Poiché le prospezioni di natura archeologica non sono state finora effettuate nella nostra area di interesse, l’avvio di queste ci offre una differente prospettiva, più ampia, sui paesaggi antichi e i loro abitanti rispetto a quanto si può ottenere esclusivamente attraverso lo scavo degli centri principali. Inoltre, la nostra linea di ricerca mira a ottenere un nuovo e importante insieme di dati attraverso i quali comprendere maggiormente le connessioni e i movimenti coloniali all’interno del Mediterraneo antico. Il nostro obiettivo è infatti non solo capire il ruolo della Sardegna nelle più ampie reti mediterranee di scambio e commercio, ma anche in quale modo questi collegamenti abbiano influenzato il particolare paesaggio isolano in maniera diversa rispetto ad altre aree dell’Italia continentale o della Spagna.

Per rispondere a queste domande, il Sinis Archaeological Project si avvale di una metodologia multiscalare per indagare il paesaggio: una prospezione regionale a larga scala, la ricognizione archeologica a piedi a scala intermedia e la raccolta intensiva dei materiali dispersi insieme ad interventi di scavo mirati a una scala più piccola. Il lavoro è integrato dalla fotografia aerea e dalla fotogrammetria, grazie all’impiego del drone, per scoprire e documentare evidenze e siti archeologici. Attraverso la sperimentazione e l’unione di tutti questi metodi, il Sinis Archaeological Project vuole promuovere l’integrazione di prospezioni di natura multiscalare e di interventi di scavo per affrontare simili problematiche in altre parti del Mediterraneo, e non solo, offrendo così un approccio metodologico utile per questa strategia di ricerca.

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